Tornata sì, ma non ancora a pieno ritmo… ammesso che un ritmo io ce l’abbia mai avuto: più passa il tempo e più mi convinco di non essere una vera blogger, ma continuo ad affacciarmi per chi ancora segue le mie apparizioni sporadiche.
Era un po’ di tempo che non riprendevo qualche ricetta dal vecchio blog e ho deciso di ripubblicare e ri-fotografare IL dolce dei dolci (almeno per me), il piemontesissimo bunet. E per favore, io l’ho sempre chiamato bUnet, non bonet come sento dire in giro, e va pronunciato con una bella EEEE aperta – e per favore, NON alla francese con la T muta! Qui siamo alle radici della cucina popolare, niente raffinatezze per piacere.
Ci sono versioni più o meno elaborate, e la mia è la più semplice (credo). Da piccola l’ho sempre visto cuocere in uno stampo di acciaio da plumcake in cui si faceva caramellare direttamente lo zucchero; ormai ho optato per uno stampo di silicone col foro in mezzo e ho cominciato a preparare il caramello a parte, il tutto in nome di praticità e bellezza- anche se vi confesso che il vecchio bunet a mattoncino, tagliato a fette e mangiato di nascosto direttamente dal frigo mi manca tanto.
Se riuscite (e non è semplice) non mangiatelo prima di averlo fatto riposare un giorno (o anche due) in frigo: non avete idea di quanto migliori il sapore.
Ps i fiori non c’entrano con la ricetta ma da già che ho martoriato il melo in giardino meritavano una foto.
INGREDIENTI
1 l di latte intero (o 3/4 di litro di latte e 1/4 di panna)
80-100 gr di zucchero (a seconda dei vostri gusti: o volete molto dolce o no?)
60 gr di cacao amaro in polvere (fate 45-50 se non amate l’amaro)
6 uova
160 gr di amaretti
1 cucchiaino di estratto naturale di vaniglia (non è nella ricetta originale ma ci sta bene) o un baccello di vaniglia
2-3 cucchiai di rum
Per il caramello: 80 gr di zucchero con 2-3 cucchiai di acqua
- Accendete il forno a 180 gradi. Preparate due stampi per la cottura a bagnomaria, uno più grande e capiente dell’altro (il più piccolo deve contenere circa 1 l e 1/2 di liquido almeno).
- Fate scaldare il latte (o il latte con la panna); se usate il baccello invece dell’estratto di vaniglia, tagliatelo a metà e mettetelo nel latte. Lasciate raffreddare un poco. Accendete il forno a 170- 180 gradi (valutate se il vostro forno è aggressivo o meno).
- Nel frattempo, preparate il caramello. Versate zucchero e acqua in un pentolino dal fondo pesante e mettete a caramellare sul fuoco muovendo ogni tanto il pentolino. Appena il caramello raggiunge un colore ambrato chiaro, spegnete il fuoco e versate il caramello nello stampo più piccolo. Mettete da parte.
- Tritate gli amaretti ma lasciateli un po’ grossolani, non devono diventare polvere (io li sbriciolo con le mani). A parte, sbattete le uova con lo zucchero poi unite l’estratto di vaniglia (o i semini spremuti dal baccello ammolato), il rum, gli amaretti tritati e mescolate. Versate il latte a filo mescolando.
- Versate il composto nello stampo col caramello e sistemate con cautela nello stampo più grande. Riempite il secondo stampo con acqua tiepida e mettete a cuocere a bagnomaria in forno per 45 minuti circa, coprendolo con stagnola dopo mezz’ora (io trovo più semplice sistemare lo stampo sulla griglia del forno prima di riempirlo e poi spostare tutto insieme).
- Per controllare se il budino è cotto, provate a infilare un coltello a lama piatta nel dolce: deve uscirne bagnato ma senza residui (possono volerci anche 50-55 minuti a seconda dello stampo).
- Sfornate – sempre con la massima cautela, occhio all’acqua ustionante- e lasciate raffreddare completamente; mettete in frigo per almeno 8 ore (meglio 24 però!)
- Prima di sformare, passate un coltello a lama piatta lungo il bordo dello stampo. Capovolgete su un piatto capiente (ricordatevi che il caramello può esondare) e servite.